Quali sono i problemi principali delle nostre città? Certamente non avreste difficoltà a rispondere: il traffico, l’inquinamento, il consumo di suolo, l’eccessivo consumo di acqua e così via. Avreste mai pensato che, da qualche parte nel mondo, qualcuno propone di dare una risposta a questi problemi, costruendo una megalopoli senza strade né piazze, senza auto né mezzi pubblici, che si sviluppa in maniera lineare per 170 chilometri? E’ The line, la nuova città-utopia dell’Arabia Saudita, progettata nel 2021 e i cui lavori stanno per cominciare.  Abbiamo chiesto ai cittadini di Opinioncity se a loro piacerebbe vivere in una città così. Ecco cosa ci hanno risposto: 

SI    30% 

NO 70% 

Una città lineare…può essere questo il nostro futuro? 

Il traffico. Lo sappiamo: questo è il problema fondamentale che affligge le grandi città, da Milano a Londra, da Roma a Parigi. Non c’è metropolitana che tenga, non ci sono mezzi pubblici che bastino. 

Pensate che è stato calcolato che a Roma ogni cittadino spreca in un anno 254 ore  nel traffico! E non va molto meglio a Milano dove le ore sprecate in auto sono in un anno 226. 254 ore sono oltre 10 giorni che ogni cittadino perde in un anno per attraversare la città in auto, recarsi al lavoro, andare a fare spese e commissioni varie, accompagnare i figli a scuola o in palestra.  Disagi che sopportiamo da anni e che ci sembrano quasi ineluttabili. 

Ma perchè tutto questo? Perché le città non sono nate per le auto, non sono state progettate per sostenere un traffico urbano sempre crescente. Sono state progettate in tempi in cui gli spostamenti richiesti a ciascun cittadino erano molto minori e soprattutto perché i ritmi di vita non erano frenetici come oggi. 

I rimedi proposti finora sono stati reti di metropolitane, mezzi pubblici più efficienti, auto condivise, mezzi piccoli e sostenibili, il tutto senza grandi risultati. 

E se la soluzione potesse essere diversa? Se le città del futuro fossero costruite in modo da non richiedere traffico veicolare? Niente strade, quindi niente auto! Basta un velocissimo treno sotterraneo per spostarsi da un capo all’altro (è il caso di dirlo) in tempi brevissimi. 

Benvenuti nella città del futuro! Il progetto esiste dal 2021 e i lavori dovrebbero avere inizio ormai a breve per essere realizzati e completati entro il 2030. 

The Mirror Line  

In pieno deserto dell’Arabia Saudita, tra il Mar Rosso e le montagne dell’interno, con un lunghezza di 170 chilometri, sta per sorgere la città del futuro che ribalta completamente la nostra idea di città. Una città-grattacielo che dovrebbe avere un impatto scenico paragonabile, se non superiore, a  quello delle piramidi egiziane. 

Il progetto completo prevede la realizzazione di due edifici paralleli lunghi 170 km, alti 500 metri e larghi 200, che attraversano deserto, mari e zone montuose, collegati da alcune passerelle e alimentati solo da energie rinnovabili. Dovrebbe poter ospitare 9 milioni di persone, con un consumo di suolo minimo

Una città-stato, simbolo dell’innovazione, autonoma dal punto di vista energetico e totalmente autosufficiente. 

Utopia, provocazione o realtà? 

Vediamo un po’ più da vicino i dettagli di questo fantastico progetto. 

Il progetto vuole costruire “attorno alla natura” e non sopra di essa e, nelle intenzioni del principe saudita, dovrebbe aiutare lo stato islamico e liberarsi dalla dipendenza dal petrolio. La città lineare, senza auto, dovrebbe essere suddivisa in piccole comunità contigue, nelle quali il cittadino può trovare tutto quanto gli occorre per la vita di tutti i giorni con spostamenti a piedi di cinque minuti al massimo.  

La smart city dovrebbe essere alimentata esclusivamente da energie rinnovabili (solare, eolico), nel totale rispetto della natura circostante i cui paesaggi verrebbero riflessi e moltiplicati dai rivestimenti a specchio degli edifici, mentre l’approvvigionamento idrico dovrebbe essere garantito da modernissimi impianti di desalinizzazione che preleverebbero acqua dal Mar Rosso, E per il cibo, i prodotti verrebbero forniti da un sistema di agricoltura integrato negli edifici: cibi freschi, quindi, sempre disponibili e a chilometro zero. 

La città lineare avrebbe un estremo affacciato sul mar Rosso e l’altro in una regione chiamata “upper valley” che rappresenterebbe il punto di connessione con il resto del Paese. Nel mezzo, paesaggi diversi, dal deserto alle montagne. Questo dovrebbe rappresentare anche un’attrattiva turistica notevole: il visitatore potrebbe spostarsi in 20 minuti con il treno superveloce che viaggerà a 510 km/h, dalle coste assolate del Mar Rosso all’interno dove poter fare trekking in montagna. Ai due grattacieli paralleli si aggiungeranno un mega-stadio e un porto turistico. 

Quindi: un livello sotterraneo, in cui viaggia il treno superveloce, uno pedonale e tra i due, un livello intermedio in cui si spostano le merci, si smistano pacchi, vengono gestite forniture elettriche, il tutto senza impattare visibilmente con la vita dei cittadini e sull’ambiente esterno. 

La filosofia, o forse, l’utopia che sta alla base del progetto è il tentativo di stabilire un nuovo rapporto tra uomo, natura e tecnologia in cui tutti gli elementi possano coesistere senza interferire ma anzi valorizzandosi a vicenda. 

I pro e i contro 

Per alcuni, si tratta di un progetto avveniristico di città autosufficiente dal punto di vista energetico, non inquinante, in cui tutto è a portata di mano. Per altri, una catastrofica follia. Vediamo le ragioni di chi contesta il progetto. 

Prima di tutto, parliamo dei costi. Faraonici, è il caso di dirlo. Si parla di trilioni  di dollari per la realizzazione di quello che appare come un eden dorato. Un eden o una gabbia?  

Provate a pensare cosa succederebbe, per esempio, in caso di una pandemia. O anche solo se ci fosse un problema nella catena di approvvigionamenti. Allucinante, vero? 

Inoltre, secondo gli studi di alcuni naturalisti, la realizzazione dell’opera avrebbe un notevole impatto ambientale andando a danneggiare le falde acquifere sotterranee. Non solo, ma le enormi superfici a specchio potrebbero interferire con le rotte degli uccelli migratori che ogni anno attraversano il deserto, creando confusione negli animali con il loro riflesso. 

E poi, provate per un momento a immaginare la vostra vita lì. Sotto casa, tutto quello che serve: supermercato, farmacia, scuole, ospedale, palestra, ristorante, cinema, uffici ecc.. il tutto organizzato a formare una subunità ripetuta  migliaia di volte lungo i 170 chilometri della città.  

Avete voglia di una passeggiata? E per andare dove? Dopo cinque minuti di strada, ritrovereste le stesse strutture che vi siete appena lasciati alle spalle! I rapporti umani? Finirebbero per essere confinati negli spazi limitati della subunità di appartenenza, cosa difficile da accettare per noi, figuriamoci per i popoli arabi abituati alla vitalità colorata dei loro mercati o alla vita nomade dei popoli del deserti. 

Detto così, la città del futuro somiglia più a una prigione dorata che a un giardino dell’ eden. 

Ne vale davvero la pena?  

E tu cosa ne pensi? 

  • Vivresti in una città avveniristica come quella progettata dal Principe saudita? 
  • Un ribaltamento dell’idea di città potrebbe contribuire a risolvere i problemi di traffico e inquinamento? 
  • Che tipo di relazioni sociali pensi che potrebbero esistere in una città che si sviluppa linearmente e non concentricamente come sono le città a cui siamo abituati? 

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