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Anche quest’anno, abbiamo voluto interrogare i cittadini di OpinionCity sulle loro abitudini dei giorni di festa. Ma stavolta abbiamo cercato di andare proprio a fondo, interrogandoli sul modo di trascorrere il Natale. In famiglia, come vuole la tradizione? Da soli a casa propria? Con amici? Andando in vacanza, abbandonando i parenti ai loro riti collettivi di leccornie e regali da scartare? Per qualcuno abbiamo forse toccato un nervo scoperto? 

Abbiamo chiesto ai cittadini di OpinionCity di darci il loro parere e di raccontarci le loro esperienze. Con oltre 4.600 voti, i nostri cittadini si sono espressi così: 

SI   94% 

NO  6% 

“Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”: perchè si dice così? 

Ma procediamo con ordine. Che significato ha il detto tradizionale che sembra indicarci un vero e proprio obbligo di trascorrere le feste natalizie in famiglia? 

Qualcuno lo spiega molto semplicemente in senso meteorologico: il Natale, per noi, cade in inverno, quando fa più freddo ed è più piacevole stare in casa. E il binomio casa- famiglia si risolve facilmente con pranzi e cene al calduccio davanti al camino, tra decorazioni dorate e scintillanti a celebrare il solstizio d’inverno, e doni da scambiarsi. 

Per i credenti, il detto “Natale con i tuoi” alluderebbe alla nascita di Gesù bambino nella capanna di Betlemme con Maria e Giuseppe, quindi in famiglia: allora, lo stare insieme ai familiari, servirebbe a rivivere quel momento di armonia e letizia legato alla nascita del Bambinello. 

E Pasqua? Perché a Pasqua sarebbe concessa una maggiore facoltà di scelta riguardo al dove e con chi trascorrere i giorni di festa? 

Anche qui, la spiegazione sarebbe legata al momento dell’anno in cui cade la ricorrenza, tra marzo e aprile, cioè all’inizio della primavera, quando il clima è più mite e le giornate cominciano ad allungarsi: questo è il momento ideale per qualche giorno di vacanza, per la prima puntatina al mare, per una gita con gli amici. Del resto, tradizionalmente, il lunedì in Albis, o lunedì dell’angelo, è da sempre dedicato ad una gita fuori porta. 

Anche per questa seconda parte del detto tradizionale, c’è chi coglie un riferimento religioso: a Pasqua, Gesù va da pellegrino a Gerusalemme e celebra la cena con gli amici. 

La sindrome del Natale 

Sicuramente, molti di voi si sentono eccitati e felici all’avvicinarsi delle festività natalizie: tanti si lasciano coinvolgere dal clima dell’attesa, e si aggirano storditi tra i negozi carichi di ogni ben di Dio, alla ricerca del regalino perfetto per familiari e amici. E poi c’è tanto da fare in casa: preparare l’albero, allestire il presepe, decorare la casa, preparare la tovaglia delle feste, i segnaposto in tema natalizio, il centro tavola… 

E il menù? dove lo mettiamo lo studio dei piatti da preparare che devono essere non solo buoni ma anche belli da vedere… perché non si può sfigurare! E allora si ricorre a Internet o ai programmi televisivi, sempre prodighi di consigli e suggerimenti. 

Ma è così per tutti? O siete anche voi di quelli che si fanno prendere da un velo di tristezza e malinconia e non vedono l’ora che venga il 6 gennaio per finirla con quel clima di allegria forzata  e di sorridente, ipocrita bontà che è proprio insopportabile? 

Bene, se vi sentite così, sappiate che non siete soli. Si tratta della “sindrome di Natale”  o “Christmas blues”. I sintomi non sono molto diversi da quelli di una depressione stagionale, ma questo stato di tristezza è strettamente legato alla durata del periodo di festività. 

Ma a che cosa è dovuta? E’ abbastanza semplice: il senso comune  vorrebbe  che  questo momento particolare dell’anno fosse vissuto con sentimenti positivi, nel clima generale di trepidante attesa. 

Ma se noi  non ci sentiamo in questa disposizione d’animo? Se la nostra vita sentimentale non è soddisfacente, se abbiamo problemi con lo studio o con il lavoro, alla frustrazione legata alle situazioni oggettive si aggiunge anche un certo senso di colpa per non riuscire a condividere la gioia e l’allegria generali. Insomma, quello che sentiamo non corrisponde a quello che secondo gli altri dovremmo sentire e ci sentiamo “stonati” rispetto al contesto. Da qui, la sindrome del Natale: vorremmo fuggire, andare via, dove il Natale non esiste, e tornare quando tutti si saranno dati una calmata. 

Un’altra motivazione che sicuramente può scatenare questa sindrome è il rapporto con il cibo. Per chi vive con disagio il rapporto con l’alimentazione, le giornate di festa all’insegna della convivialità rappresentano di sicuro un grosso problema che influisce negativamente anche sull’umore. 

Aggiungete a tutto questo, le giornate corte e buie, il clima freddo, la pioggia… e capirete che per alcuni, le feste di Natale, soprattutto da trascorrere in famiglia, possono rivelarsi un incubo, un vero mix esplosivo. 

Che fare? 

C’è poco da dire: ognuno dovrebbe sentirsi libero di scegliere per sé come meglio sente. Non è più tempo di tradizioni e condizionamenti familiari. 

Ci fa piacere stare in famiglia? Benissimo, facciamolo! Ma che non sia una regola o un obbligo: se l’anno prossimo le situazioni sono diverse e ci fa piacere stare in compagnia di amici o abbiamo l’opportunità di fare un viaggetto, facciamolo senza sentirci in colpa!  

Con buona pace del “Natale con i tuoi”! 

E tu cosa ne pensi? 

  • Ti senti libero di scegliere di anno in anno come, dove e con chi trascorrere le tue vacanze natalizie? 
  • Quanto ti senti condizionato dalle tradizioni familiari? 
  • Conosci o hai sperimentato la “sindrome del Natale”? 

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