Abbiamo affrontato anche questa volta un tema di grande attualità: un argomento che coniuga il nostro interesse verso i temi dell’ecosostenibilità con la nostra attenzione verso il mondo dell’alimentazione. Un buon piatto di insetti: li mangeresti per pranzo? Per i cittadini di OpinionCity non ci sono dubbi! Con oltre 3.000 voti, hanno decretato che gli insetti possono attendere:
SI 11%
NO 89%
Locuste nel piatto…può essere questo il nostro futuro?
Mangiare insetti: una prospettiva ripugnante o interessante, a seconda dei punti di vista. Da che cosa nasce il forte interesse per questo settore e perché gli insetti per molti rappresentano il cibo del futuro?
Sappiamo tutti che lo spaventoso aumento della popolazione mondiale, accompagnata dal rapido esaurirsi di risorse disponibili, sta costringendo gli esperti della nutrizione a dare la caccia a nuove e inconsuete risorse alimentari.
Così, mentre si sperimenta da più parti la possibilità di produrre hamburger e bistecche in laboratorio partendo da cellule staminali, c’è invece chi pensa di tornare all’antico con l’uso alimentare di insetti.
All’antico? Sì, perché i nostri antenati, prima ancora di essere cacciatori, si nutrivano di frutti, radici e insetti, tanti tipi di insetti che rappresentavano per loro la prima e più importante fonte di proteine, in quanto molto facile da procurarsi.
L’ostacolo al consumo di insetti, oggi, è prevalentemente di tipo culturale, dal momento che nella nostra civiltà associamo gli insetti a qualcosa di sporco e li consideriamo come possibili fonti di malattie e infezioni.
Ma, per quanto riguarda l’alimentazione, ovviamente si parla di insetti specificamente allevati, e a quanto pare, i vantaggi sarebbero molteplici.
Gli insetti, infatti, sarebbero l’unica fonte di proteine animali in grado di sfamare la sempre crescente popolazione mondiale: si tratta di proteine di buona qualità, dall’elevato valore nutrizionale. La produzione di insetti richiede un ridotto consumo di acqua (pensate che per produrre 150 gr di carne bovina sono necessari 3.000 litri di acqua!) e, con la loro veloce riproduzione, sarebbero in grado di garantire disponibilità di cibo a tutto il pianeta.
Non dimentichiamo, inoltre, che per allevare insetti edibili si potrebbe far ricorso a scarti alimentari, come bucce di frutta e resti di verdura, il che richiederebbe una spesa minima e anzi potrebbe essere un grande aiuto nello smaltimento di rifiuti organici.
Gli oltre 1900 tipi di insetti commestibili esistenti sono molto completi dal punto di vista nutrizionale. Spesso poveri o del tutto privi di grassi, forniscono non solo proteine animali facilmente assimilabili dall’organismo e molto nutrienti, ma anche fibre, colesterolo buono, vitamine e sali minerali.
Insetti commestibili, chi li mangia e dove
Mangiare insetti è un’idea che ripugna e incuriosisce contemporaneamente. Tuttavia, in tante parti del mondo esistono tradizioni alimentari basate sugli insetti, e non solo in aree dove il cibo scarseggia.
Sono 1.400 le specie di insetti considerati commestibili e quasi cento i Paesi in cui si mangiano: l’usanza di mangiare insetti è più frequente ai Tropici in cui è maggiore la loro presenza e più facile la raccolta. Vengono consumati sia da adulti che come larve.
A seconda delle usanze, si mangiano vivi, arrostiti, fritti, ricoperti di salse salate e dolci, o sminuzzati per aggiungere proteine a zuppe e altre preparazioni. I più mangiati al mondo sono i coleotteri e le locuste, consumate abitualmente in Africa, mentre la cimici giganti d’acqua sono molto apprezzate nel Sudest asiatico. In Thailandia si impiegano larve, millepiedi, formiche rosse, scorpioni, farfalle che vengono degustati come snack dolci o salati.
In America latina, in particolare nel sud del Messico, le cavallette sono ampiamente consumate, arrostite e aromatizzate con aglio, lime e sale, mentre in Venezuela le tarantole arrostite sono considerate una vera prelibatezza, e in Amazzonia le formiche giganti arrostite sono usate come i nostri pop corn.
L’entomofagia in Italia
Nutrienti, sostenibili, a basso costo: ecco i requisiti che stanno spingendo anche l’Italia a puntare sull’entomofagia, con progetti che vedono coinvolte diverse Università e Istituti Zooprofilattici.
L’allevamento degli insetti, affermano i promotori del progetto, non solo potrebbe fornire una preziosa fonte di proteine animali a basso costo e a ridotto impatto ambientale, ma potrebbe rappresentare anche un interessante business per giovani imprenditori che operano nel settore agroalimentare.
La Doxa ha recentemente svolto un sondaggio sul tema. I risultati? Il 40% degli intervistati si sono detti disponibili a provare piatti a base di insetti e a includerli nel loro menù. I più curiosi sono giovani uomini di età compresa tra i 18 e i 34 anni, con titolo di studio superiore.
Quali sono i dubbi e i timori dei perplessi? Le perplessità sono di natura igienico-sanitaria: gli insetti commestibili, al momento, proverrebbero da paesi non UE che da anni sono al vertice delle classifiche per gli allarmi alimentari.
Ma se gli insetti commestibili fossero allevati in Italia o almeno in paesi UE e adeguatamente certificati, le remore sarebbero senz’altro minori.
Ma che gusto hanno gli insetti?
Non è facile definire il sapore degli insetti, paragonandolo a quello dei cibi della nostra cultura occidentale. Possiamo dire che alcuni sono dolciastri, altri salati, altri croccanti, ma è difficile associarli a qualcosa di conosciuto.
Ovviamente il sapore degli insetti è molto diverso a seconda della specie a cui facciamo riferimento, ma anche e soprattutto dipende da come vengono cucinati. L’aroma è legato molto ai feromoni (veri e propri ormoni che funzionano da messaggeri chimici segnalando la presenza dell’animale e funzionando anche da richiamo sessuale). La cottura per bollitura o al vapore tende ad eliminare i feromoni, rendendo l’insetto più insipido.
Chi li ha assaggiati, sostiene che le formiche sono dolciastre tipo le noccioline, alcune larve di falena sono piccantine, le cimici sanno un po’ di mela, altri tendono all’amaro, le locuste ricordano alcuni crostacei, i grilli alcuni frutti secchi. Non resta che provarli, per verificare!
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Non mangerei insetti li trovo molto lontani dalla nostra filosofia di cucina e le proteine che danno sono diverse da quelle della carne a cui siamo abituati
Si, li mangerei se ciò servisse all’effetto serra ed hai disastri che ne conseguono
Assaggerei gli insetti cucinati forse per scommessa. Non tutti sono pronti ad accettare di mangiare una bella insalata di grilli fritti .
Penso che prima di proporli come alimento bisognerebbe trovare un modo per dissociare l’idea di fonte alimentare proteica dall’idea di insetto in se. Sarebbe più facile parlare di prodotto derivato da fonte proteica alternativa, e poi spiegare come si è ottenuto. Insomma ,per rendere gli insetti accettabili sulla nostra tavola le industrie alimentari dovrebbero trasformarli in un prodotto accattivante, per esempio una marmellata di formiche, una crema di cavallette arrostite per fare tost, un wurstel di tarantola.
D’altronde già si fa con altri cibi.
non li mangerei per nessuna ragione