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Recentemente, Test Point ha realizzato una interessante ricerca di mercato sulle problematiche della terza età nel sistema di welfare italiano, non soltanto per provare a individuarne limiti e carenze ma anche per provare a ipotizzare una nuova organizzazione dei servizi alla persona non più giovane e spesso non autosufficiente.

La particolarità di questa ricerca è che si basava su interviste in profondità realizzate in coppia, cioè contemporaneamente all’anziano e alla persona che si occupa di assisterlo, il cosiddetto “caregiver”. Le interviste, trattandosi di anziani con ridotta mobilità, si sono svolte presso il domicilio dell’intervistato.

Welfare e terza età: nuove prospettive per vecchi problemi

Sappiamo tutti che la vita media si è notevolmente allungata, ma questo allungamento non corrisponde automaticamente a un miglioramento in termini di salute e benessere.

Tutti ci troviamo prima o poi a fare i conti, spesso in maniera drammatica, con la necessità di assistenza a persone anziane, con diverse patologie e con ridotta mobilità. Aggiungiamo poi che molto spesso questi anziani vivono soli e allora è chiaro in questo quadro che il problema dell’assistenza diventa sempre più drammatico. Dalle piccole esigenze del quotidiano, all’igiene personale, dalla spesa al badare alla casa, dal pagare le bollette all’ufficio postale all’andare in farmacia o dal medico di base per rinnovare le prescrizioni, l’anziano finisce per avere bisogno di assistenza costante durante tutta la giornata.

Il sistema welfare spesso non è in grado di offrire un adeguato supporto all’anziano non autosufficiente, mancando anche uno standard a livello nazionale dei servizi di assistenza offerti.

E allora interviene il “caregiver”, spesso un familiare che lo fa volontariamente e a titolo gratuito, ma molto spesso anche un estraneo, che deve supportare l’anziano in condizioni di ridotta mobilità o di non autosufficienza.

Nell’ambito di una ricerca sulla percezione dei servizi di sanità pubblica e di assistenza agli anziani, Test Point ha reperito diverse coppie di anziani e badanti che sono state intervistate insieme, in modo da raccogliere i due punti di vista complementari sullo stesso problema.

Interviste DUO

L’obiettivo delle interviste DUO è quello di esplorare punti di vista complementari su uno stesso problema: in questo caso si trattava di capire quali fossero i bisogni insoddisfatti dei pazienti e dei badanti che li assistono nelle difficoltà quotidiane come andare da un medico per rinnovare una ricetta o per una visita di controllo.

Se i bisogni e le esigenze del paziente anziano possono essere abbastanza evidenti (pulizia, assistenza nella preparazione del cibo, accompagnamento ecc.), forse sono state meno esplorate finora le esigenze del “caregiver”: il familiare che si prende cura dell’anziano non autosufficiente avrebbe bisogno di essere sostituito per avere un po’ di tempo libero e non rinunciare alle proprie relazioni sociali, di godere di qualche periodo di ferie, di avere una qualche forma assicurativa per quello che è un vero e proprio impegno a tempo pieno, ma anche il badante “professionista” avrebbe bisogno di maggiore formazione, assistenza ecc. Proprio di questo ci parlano Anna Maria, ottantenne di Roma e la badante che la assiste, Pina, quarantacinquenne.

L’intervista DUO a domicilio

Anna Maria ha 81 anni, ha qualche problema di vista ma soprattutto ha difficoltà motorie per cui non si sente di uscire da sola, nemmeno per fare la spesa nei negozietti sotto casa. Pina la aiuta in casa già da qualche anno ma ora si occupa di lei in maniera più stabile e continuativa, accompagnandola a fare la spesa o dal medico o in farmacia, o anche, semplicemente la accompagna, quando il tempo è bello, a fare una breve passeggiata.

“Per me, -dice Anna Maria- la presenza di Pina è indispensabile. Viene tutte le mattine e sbriga le faccende domestiche, poi mi accompagna a fare la spesa e quando è necessario andiamo insieme dal medico di base. Mi accompagna anche per qualche visita specialistica, o in farmacia. Mi controlla la pressione e mi prepara le pillole che devo prendere durante la giornata. Ma non si tratta solo di questo, per me è importante avere qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere o commentare un programma televisivo: le ore trascorse da sola non passano mai. Sarebbe importante che la Sanità Pubblica si facesse carico in modo più completo dei problemi degli anziani: non basta fornire i farmaci, ci vorrebbe un’assistenza medica domiciliare più continua ed efficiente ed anche qualcuno che possa fornire semplicemente compagnia nella ore pomeridiane. La notte? Per il momento sono ancora in grado di badare a me stessa, se non dovessi più farcela sarebbe davvero un problema! Comunque, mi è piaciuto avere la possibilità di parlare di noi della terza età e delle nostre esigenze”

“Aiuto la signora Anna Maria già da diversi anni – continua Pina – e mi rendo conto che la sua situazione diventa con il tempo sempre più precaria: da che conduceva una vita attiva e autonoma, ora ha bisogno di assistenza anche nelle piccole cose per i suoi problemi di ridotta mobilità. L’accompagno dal medico, in farmacia, a fare la spesa, ma potrebbe essere importante poter comunicare con il medico via computer, per esempio, o avere qualcuno che possa farle compagnia nel pomeriggio. Anche io avrei bisogno di essere più seguita e supportata in questo lavoro che diventa ogni giorno di maggior responsabilità, mi piacerebbe che il servizio sanitario mi supportasse con una formazione specifica: l’assistenza all’anziano non può essere lasciata al buon senso e alla responsabilità del badante. L’intervista è stata davvero un’esperienza valida: è bello sapere che qualcuno si interessa ai problemi di noi badanti, finora avevo la sensazione di appartenere ad una categoria di invisibili. “

Entrambe hanno parlato molto volentieri dei loro problemi, dei bisogni insoddisfatti e delle carenze del nostro sistema welfare per la terza età, proponendo anche soluzioni interessanti.

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