Ecco i risultati del nostro allegro sondaggio natalizio! Abbiamo voluto mettere a confronto due diversi modi di festeggiare il Natale, chiedendo ai cittadini di OpinionCity se preferissero l’attesa o il tripudio della festa, domanda che a tavola si traduce: preferisci il cenone della Vigilia o il pranzo di Natale?

I cittadini di OpinionCity si sono espressi così:

Cenone 44%

Pranzo 56%

Cenone o pranzo?

Ormai è diventato un dilemma. Fino a qualche tempo fa, il discorso era chiaro: al centro e al sud Italia, la tradizione voleva che il clou della festa fosse indissolubilmente legato al cenone della Vigilia, quello era il momento dell’attesa che il mistero si compisse, quello il momento dello scambio dei doni e poi… tutti alla Messa di Mezzanotte. E naturalmente, parte integrante della festa era il menù della cena: rigorosamente di magro (si fa per dire) perchè a base di pesce, accompagnato da verdure come la famosa “minestra maritata” napoletana. 

Pesce, d’accordo, ma quale pesce? Anche qui le tradizioni sono abbastanza variegate: al sud è tradizione mangiare l’anguilla o il capitone, tra gli antipasti non possono mancare le frittelle di baccalà, mentre per il primo piatto, il posto d’onore spetta agli spaghetti alle vongole. Altrove, hanno largo spazio tutti i crostacei e i molluschi mentre per il primo piatto ci si orienta in genere verso la pasta ripiena con ricotta e spinaci o patate e zucca.  

E poi… dappertutto, largo spazio ai dolci, da quelli a diffusione nazionale come panettone e pandoro a tutta una varietà di dolci della tradizione locale (come non citare almeno i napoletanissimi “struffoli”?). 

E veniamo al pranzo di Natale, quello con la grande tavola apparecchiata con la tovaglia bella e il servizio di piatti delle grandi occasioni, con il centrotavola studiato per dare un tocco di personale originalità, i segnaposto realizzati ad hoc, il pranzo di Natale è il momento che vede riunita tutta la famiglia, dai nonni agli zii, ai nipotini. 

Il pranzo di Natale è tradizionalmente più importante nelle regioni del Nord Italia e sembra preferito dalle famiglie più giovani. Il menù deve essere ricchissimo e assolutamente a base di carne: si parte da una varietà di antipasti, si prosegue con pasta generalmente al forno (le lasagne, al sugo o verdi la fanno da padrone insieme a ravioli, tortellini, cannelloni), mentre per il secondo piatto, la carne è d’obbligo, si può spaziare dall’arrosto di vitello al forno al brasato, passando per polli e tacchini. 

E poi si apre il capitolo dei dolci con un nuovo dilemma: panettone o pandoro? 

Panettone o pandoro? 

Sì, perché possiamo discutere su tutto ma… sui dolci non si transige! Possiamo cercare di limitare le abbuffate natalizie ma al dolce no, a quello non si può proprio rinunciare, la tradizione lo impone e va rispettata!

Dolci natalizi tradizionali ce ne sono un’infinità: pare che molti siano stati elaborati nei conventi dove le suore si davano da fare per offrire ai signori locali raffinate leccornie per celebrare le più importanti festività dell’anno liturgico.

Ma, accanto ai dolci della tradizione locale sui quali non c’è da discutere, si riaffaccia ogni anno la disputa: panettone o pandoro? E negli ultimi anni, un nuovo dilemma si è andato ad aggiungere alla già difficile scelta: panettone con o senza canditi?

Il panettone, lo sappiamo, è il dolce natalizio tipico milanese: secondo la leggenda, fu inventato da un garzone di Ludovico il Moro, un tale Toni, che, avendo bruciato nel forno il dolce che gli era stato richiesto, salvò la situazione creando un pane dolce farcito con quel poco che aveva a disposizione, della frutta secca. Così il “pan del Toni” divenne il panettone che tutti conosciamo.

Forse la realtà non è così romantica, ma quello che è certo è che il panettone si diffuse dalla Lombardia in tutt’Italia già a partire dal XV secolo.

Volendo seguire le tracce del Pandoro a ritroso nel tempo, ci ritroviamo nella Venezia del Rinascimento dove, si dice, nei lussuosi banchetti i dolci venivano serviti ricoperti di foglie d’oro. Più probabilmente, il pandoro, con la sua tipica forma a stella, è l’erede del “nadalin”, un dolce molto semplice preparato a Natale in tutte le case veronesi. E proprio a Verona, il pandoro si è affermato nel corso dell’Ottocento, ad opera del pasticciere Melegatti. L’abbondanza di uova e burro conferisce al dolce il caratteristico colore che lo ha fatto universalmente indicare come “pan de oro”.

E nelle famiglie di oggi? 

E voi, cittadini di OpinionCity, come vi organizzate per i pantagruelici riti conviviali che accompagnano il Natale? Siete di quelli che trascorrono la Vigilia solo con i familiari stretti per poi celebrare il giorno di Natale con tutta la famiglia riunita al gran completo? 

O siete di quelli che… la Vigilia dai miei e a Natale dai tuoi? O ancora, cena sbrigativa per non soccombere il giorno dopo o viceversa? 

O siete di quelli che… andiamo fuori, facciamo un bel viaggio ai tropici o su in montagna e tanti auguri a tutti, ci vediamo dopo l’Epifania, con buona pace dei familiari e anche della bilancia? 

E tu cosa ne pensi? 

  • Ti piace rispettare le tradizioni e pensi che sia giusto a Natale dedicare un po’ di tempo alla famiglia? 
  • Pensi che le feste di Natale in famiglia siano di quei momenti che poi i bambini ricorderanno con nostalgia una volta diventati adulti? 
  • Pensi che sia meglio nel periodo natalizio autodisciplinarsi e non cedere alle tentazioni delle grandi abbuffate? 
  • Quali suggerimenti ti sentiresti di dare per celebrare il Natale in famiglia in modo sereno ed equilibrato? 

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