Questa volta ci siamo divertiti con voi ad affrontare un “duello” scherzoso, adatto al clima delle imminenti festività natalizie. Babbo Natale o la Befana? Quale delle due è la figura mitica più cara ai cittadini di OpinionCity? Ci si sente più legati alla tradizione nordica e americana che ha imposto la figura di un vecchio barbuto in abito rosso, dispensatore di doni a pioggia, o di tanto in tanto si fa sentire la nostalgia della vecchina con le scarpe rotte che poteva premiare o punire? Con quasi 2900 risposte, i cittadini di OpinionCity hanno decretato che … per la Befana è giunta l’ora della pensione!

 

Babbo Natale 86%
Befana 14%

Babbo Natale o la Befana?

Partiamo da qua: Babbo Natale e la Befana significano attesa trepidante di un dono. Un dono senza riserve e senza condizioni nel caso di Babbo Natale, un dono che si configura come un premio, nel caso della Befana.

 

Ma sempre di doni, si tratta. E per un bambino, l’attesa di un dono, per di più portato di notte da un personaggio mitico, non visibile, che appare da un camino in piena notte, è qualcosa che non può non generare eccitazione, gioia, insonnia nell’attesa di percepire un qualche rumore che segnali l’arrivo del dispensatore dei doni.

 

Quando eravamo piccini noi, ormai un bel po’ di tempo fa, i doni erano portati dalla Befana, quindi nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, alla fine delle vacanze natalizie, quando ci si preparava per il rientro a scuola. I doni della Befana ci rendevano meno sgradito il ritorno sui banchi, però il tempo per goderceli era veramente poco!

 

Babbo Natale, ai nostri tempi, non esisteva quasi. La sera del 24 dicembre si celebrava in famiglia la nascita di Gesù Bambino, era il momento del presepe e non dell’albero di Natale, la festa religiosa aveva una netta prevalenza su quella consumistica e di doni non se ne parlava quasi: l’attesa era tutta spostata sull’Epifania.

 

Ora le cose si sono praticamente invertite: i regali si trovano sotto l’albero e si aprono la sera della vigilia; spesso, se ci sono bambini, qualcuno degli adulti, travestito da Babbo Natale, mette in scena un arrivo a sorpresa con tanto di sacco sulle spalle per la distribuzione di pacchi e pacchetti. E poi scatta la festa dell’apertura dei doni, della sorpresa, della gioia di avere quello che era stato sognato, desiderato e richiesto con tanto di letterina raccomandata al Polo Nord.

 

E la Befana? La vecchietta non è stata archiviata e mandata in pensione, anche se per età, ne avrebbe tutto il diritto! La buona Befana è forse ritornata alla sua versione più antica, quando, in tempi grami, avere un dolcetto era il massimo che si potesse desiderare. Perciò, pur al termine di due settimane di bagordi, una calza piena di leccornie di ogni genere è comunque sempre gradita da grandi e piccoli.

I doni a Natale, una tradizione millenaria

Ma perchè ci si scambia i regali proprio a Natale? Vi siete mai chiesti da dove nasce questa tradizione? Molti sapranno che nella nostra cultura, la tradizione viene fatta risalire ai doni che i Re Magi portarono a Gesù Bambino, ma l’usanza ha radici più antiche.

 

Durante il periodo del solstizio d’inverno, quando il periodo più buio dell’anno sta per cedere il passo al ritorno della luce, gli antichi Romani celebravano i Saturnali, feste dedicate al dio Saturno, divinità dell’agricoltura e del raccolto. In quel periodo, i lavori nei campi venivano interrotti e i contadini e gli schiavi potevano godere di un breve periodo di riposo dalle fatiche quotidiane. Si celebravano grandi banchetti pubblici, ci si scambiava visite e doni, che si chiamavano strenne. Le analogie con le nostre festività natalizie sono evidenti!

 

Inoltre, non bisogna dimenticare che con Giulio Cesare, il 25 dicembre si celebrava la festa del Sol Invictus, cioè la rinascita del sole dopo il buio periodo invernale. E’ questo il motivo per cui questa data è stata prescelta da papa Giulio I per celebrare la nascita di Cristo, visto che i Vangeli non danno nessuna indicazione a riguardo.

 

Il Cristianesimo quindi, conservò la tradizione pagana dei giorni di festa, riconvertendone il significato e legandolo alla nascita del Bambinello. Anche l’usanza dello scambio dei doni fu conservata: si voleva in questo modo ricordare l’omaggio di oro, incenso e mirra fatto dai Re Magi al divino Bambino.

Da San Nicola a Santa Claus, da Santa Lucia alla Befana

Nella maggior parte del mondo, però, la tradizione dei doni natalizi ha subito un’ulteriore trasformazione. Le figure dei Re Magi si sono intrecciate con quella del vescovo San Nicola, vissuto nel IV secolo, a sua volta trasfigurato, nel corso del tempo, in quello che oggi è conosciuto come Santa Claus, cioè Babbo Natale.

 

San Nicola, vescovo di origine turca, era uomo pio e generoso, che donava cibo e denaro ai poveri. La tradizione racconta che salvò tre ragazze da un triste destino regalando loro la dote, costituita da sacchetti pieni di monete d’oro. Già nel Medioevo si diffuse l’usanza di offrire doni ai bambini nel giorno di San Nicola, il 6 dicembre, cosa che avviene ancora oggi in Olanda, Germania e Austria. Proprio in Olanda, San Nicola viene chiamato Sinterklaas.

 

Una volta sbarcato nel Nuovo Mondo con i marinai olandesi, Sinterklaas comincia la sua metamorfosi. Il nome viene semplificato Saint Claus che poi diventa, appunto, Santa Claus.

 

Ma le renne? Gli elfi? La barba bianca e il vestito rosso, quando sono apparsi, direte voi? Piano, un passo alla volta! Bisogna arrivare all’inizio del 20° secolo per veder comparire, su un giornale di New York, in una poesia nota con il titolo “La notte di Natale” (The Night Before Christmas), un Santa Claus cicciottello accompagnato da otto renne.

 

Ma la metamorfosi definitiva verso il paffuto Babbo Natale che tutti conosciamo avviene quando, a metà del ‘900, l’azienda produttrice di una ben nota bevanda sceglie di pubblicizzare il suo drink come “bevanda delle feste” natalizie e un abile pubblicitario crea un personaggio tondo, bonario e rassicurante che non somiglia più per niente all’emaciato vescovo mediorientale ma con un abito rosso che ne richiama in qualche modo la veste.

 

Anche la tradizione dei doni portati da Santa Lucia è legata alle celebrazioni del “giorno più corto che ci sia” e al successivo ritorno della luce. Il giorno di santa Lucia, ricordiamolo, è il 13 dicembre, giorno che nel calendario giuliano coincideva con il solstizio d’inverno, quindi il giorno più breve. Anche il nome “Lucia” non è casuale, così come il fatto che la santa sia la protettrice degli occhi.

 

Secondo la tradizione siciliana, la santa arrivava di notte in groppa ad un asino per il quale i bambini lasciavano arance, biscotti e fieno, ricevendo in cambio dolciumi e giocattoli.

 

E veniamo a lei, la mitica Befana! Il suo nome non è altro che la deformazione della parola Epifania, che vuol dire “manifestazione”, richiamando il manifestarsi di Gesù Bambino ai Re Magi venuti a omaggiarlo con ricchi doni.

 

Secondo la tradizione, la Befana è una donna molto anziana che vola su una logora scopa, per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell’Epifania) per riempire le calze lasciate appese sul camino o vicino a una finestra; generalmente, i bambini che durante l’anno si sono comportati bene riceveranno dolciumi, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze riempite con del carbone o dell’aglio.

 

La tradizione è tipicamente italiana, meno conosciuta nel resto d’Europa dove invece la notte tra il 5 e il 6 gennaio si celebra la ”Dodicesima Notte” dopo il solstizio d’inverno, ed è considerata il culmine delle feste invernali, momento in cui tutto era consentito.

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