Che a Milano sia scattato da gennaio 2021 il divieto di fumo all’aperto, è ormai sulla bocca di tutti, nel vero senso della parola. E, come è naturale, ci si divide tra favorevoli e contrari.
Anche tra i cittadini di OpinionCity si è aperto un ampio dibattito e in tanti hanno voluto dire la loro, schierandosi a favore o contro questo tipo di provvedimenti che presumibilmente coinvolgeranno presto anche altre città italiane. I nostri quasi 4.000 votanti si sono schierati così:

 

SI 64%
NO 36%

Gli italiani e il fumo

Ricordate quando era consentito fumare nei cinema, nelle aule universitarie, nei ristoranti, nei mezzi di trasporto urbano? Quando si fumava tranquillamente in aereo, dove al massimo era richiesto di scegliere un posto “fumatori”?

 

La prima legge a tutela della salute pubblica e in particolare di quella dei non fumatori risale al 1975. Tra i luoghi interessati dal divieto, la legge indicava le corsie degli ospedali, le aule scolastiche, le sale d’attesa delle stazioni, i locali chiusi adibiti a pubblica riunione, i cinema, le sale da ballo. Oggi ci sembra assurdo pensare che fino ad allora fosse consentito fumare in ospedale o a scuola!

 

Negli anni ‘90 si susseguono una serie di disposizioni che proibiscono la pubblicità di prodotti del tabacco, impongono l’etichettatura dei pacchetti con indicazione delle percentuali di nicotina e catrame e l’avvertenza “nuoce gravemente alla salute”.

 

Solo nel 2005, entra in vigore la legge Sirchia (dal nome del ministro della Salute che la propose), che vieta il fumo nei luoghi pubblici chiusi.

 

Da allora, gli italiani, anche i più recalcitranti, si sono adeguati alle disposizioni di legge rifugiandosi per la loro sospirata boccata di nicotina e catrame in luoghi aperti.

 

Infatti, dove vedevate fino ad ora gruppi di fumatori riuniti quasi come dei congiurati? Proprio sulla soglia di ristoranti e bar, alle fermate degli autobus, nei parchi e sulle spiagge lasciando evidenti tracce del loro passaggio con cumuli di cicche che deturpano e imbrattano strade e viali delle nostre città.

 

E se qualcuno aveva pensato di aggirare l’ostacolo con l’introduzione delle sigarette elettroniche, le cosiddette “e-cig”, ecco che la scure del legislatore si abbatte prontamente anche sul nuovo prodotto da fumo.

 

Dal 2010, anche sui dispositivi elettronici di somministrazione di nicotina che imitano le sigarette è obbligatorio riportare la percentuale di nicotina. Le sigarette elettroniche vengono equiparate ai prodotti del tabacco per quanto riguarda la tassazione, la pubblicità, la vendita nelle tabaccherie, e anche il loro utilizzo in luoghi chiusi e nei luoghi di lavoro, a tutela della salute dei non fumatori.

Leggi anti-fumo in Europa e nel mondo

Secondo alcune stime, il fumo passivo nell’Unione Europea uccide 70 mila adulti ogni anno, aumentando significativamente il rischio di cancro ai polmoni e di malattie coronariche. Impossibile non tenere conto di queste indicazioni.

 

Quindi, vita non facile per i fumatori in tutta Europa! Ad uno ad uno, tutti i Paesi europei si stanno unendo alla lotta al tabagismo, limitando la possibilità di fumare nei luoghi pubblici e via via, anche Paesi tradizionalmente più indulgenti verso i fumatori si stanno adeguando, nonostante qualche tentennamento dell’Unione Europea che consente ancora qualche scappatoia.

 

La Francia è stata uno dei primi Paesi in Europa a introdurre controlli antifumo nel 1992, la Spagna ha introdotto un divieto nel gennaio 2006, ma parziale, cioè le restrizioni nei locali pubblici sono in relazione alle dimensioni del locale stesso.

 

In Germania, dove fuma un adulto su tre, le leggi antifumo sono ostacolate dalla struttura federale del Paese: alla fine, l’accordo è stato raggiunto nel senso che il Governo centrale si occuperà di far applicare il divieto di fumo negli edifici pubblici e sui mezzi di trasporto, mentre toccherà alla singole regioni il controllo su bar e ristoranti.

 

Nel Regno Unito e in Irlanda, il problema ha non trascurabili risvolti economici, visto che i fumatori trascorrono molte ore nei pub bevendo e mangiando. Un divieto di fumo in questi locali comporta una minore permanenza dei clienti all’interno con conseguente riduzione di consumi di cibi e bevande!

 

In Svezia dal luglio 2019 è vietato fumare anche nei ristoranti all’aperto, oltre che in stazioni, banchine di bus e treni, parchi gioco, e l’obiettivo è di diventare entro il 2025 un Paese smoke free.

E nel resto del mondo? Come funziona?

A Tokyo e in alcune altre grandi città del Giappone, per esempio, è vietato fumare per strada: non ci si può accendere una sigaretta mentre si cammina, ed esistono delle piccole zone fumatori (di solito in strade laterali) con posacenere e pannelli divisori che le fanno assomigliare a gabbie. Il divieto non vale però in tantissimi ristoranti e bar, dove invece si fuma tranquillamente al chiuso.

 

A New York i fumatori incalliti devono fare attenzione per strada: dal 2011 il divieto di fumo vale in parchi, stadi, piscine, piazze pedonali e spiagge. Anche qui, non è raro vedere capannelli di fumatori nelle vie laterali, all’esterno degli ingressi di servizio dei palazzi.

 

Anche l’Australia ha una legge antifumo molto rigida: è vietato fumare nel raggio di 10 metri dai parchi gioco per bambini, nelle tribune degli stadi o delle piscine, nelle stazioni ferroviarie, alle fermate della metropolitana di superficie, a quelle dei taxi e degli autobus, e anche alle banchine dei traghetti. Inoltre, non si può fumare a distanza inferiore di 4 metri dall’accesso a un edificio pubblico. Sulla stessa linea anche il Canada.

 

Nei paesi dell’Estremo Oriente, come Thailandia, Cambogia, Filippine, Vietnam, le sigarette elettroniche sono del tutto illegali e la loro vendita è proibita.

Fumo di sigaretta e pM10

Ma il divieto di fumo all’aperto, come abbiamo detto, non è solo una misura a tutela della salute pubblica: è anche una misura anti-inquinamento.

 

Sì, perché fumare inquina! Ma quanto può incidere il fumo di sigaretta sulla qualità dell’aria, direte voi, a confronto con l’inquinamento causato per esempio dai tubi di scappamento delle auto?

 

Incide, incide… più di quanto possiamo immaginare! Oltre a devastarci i polmoni, il fumo delle sigarette sprigiona infatti gas e particelle inquinanti, mentre i mozziconi abbandonati, zeppi di sostanze tossiche, contaminano il suolo e il mare.

 

“Una sigaretta è capace di aumentare la concentrazione di particolato nell’aria molto più che un’auto, specie in luoghi ristretti, come per esempio sotto una tettoia, o in una via chiusa da edifici alti come quelle delle nostre città” spiega Roberto Boffi, che dirige il reparto di Pneumologia all’Istituto nazionale dei tumori di Milano.

 

Ebbene, a quanto pare il fumo di sigaretta è più inquinante dello smog, più inquinante dei gas di scarico delle auto. Il fumo delle sigarette, tanto per cominciare, è un miscuglio di oltre quattromila sostanze chimiche, alcune molto nocive per la salute e per l’ambiente: dalla nicotina ai metalli pesanti, dall’acido cianidrico ai residui dei pesticidi impiegati per coltivare il tabacco.

 

Il fumo, inoltre, aumenta la concentrazione locale di particolato nell’aria. Una ricerca condotta in California ha dimostrato come sotto le pensiline degli autobus, il fumo di un’unica sigaretta aumenti la concentrazione di particolato fine di 16-35 volte rispetto ai valori prodotti dalle auto e dai camion che transitano sulla strada.

 

Ma cosa sono le famigerate pM10? La sigla pM10 identifica polveri, fumo, microgocce di sostanze liquide in sospensione nell’atmosfera sotto forma di particelle microscopiche, il cui diametro è uguale o inferiore a 10 µm (10 millesimi di millimetro).

 

Anche il contributo in termini di gas serra non è trascurabile: ogni anno si producono circa 6 miliardi di sigarette, responsabili dell’ 0,2% delle emissioni globali di CO2.

 

Vietare il fumo all’aperto dunque può realmente contribuire a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo.

E tu cosa ne pensi?

  • Ritieni che il divieto di fumo all’aperto possa avere un impatto positivo nello scoraggiare il tabagismo?
  • Pensi che sia facile per un fumatore accettare e rispettare le restrizioni via via crescenti che lo penalizzano?
  • Ritieni che abbia un senso che lo Stato, che pure incassa tanto dalla tassazione sui prodotti da fumo, contemporaneamente ne scoraggi l’utilizzo?
  • Ritieni che il divieto di fumo in luoghi aperti possa effettivamente contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico?

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