Se fossi una tavoletta di cioccolata saresti fondente o al latte?

FONDENTE 53%

AL LATTE 47%

Una valanga di risposte ci ha letteralmente travolto: oltre 4000 cittadini di OpinionCity hanno voluto prendere parte al nostro sondaggio esprimendo le loro “dolcissime” preferenze. Ma la questione evidentemente rimane aperta, visto che il nostro pubblico è praticamente spaccato a metà, con una leggera prevalenza dei “fondentisti” sui “lattisti”.

Cioccolato fondente vs. al latte: il duello

Ancora un appuntamento con il nostro gioco del “se fossi”, e questa volta abbiamo voluto coinvolgervi in uno di quei sondaggi fatti apposta per spaccare in due il pubblico! Chiedere se siete del popolo del fondente o del cioccolato al latte è un po’ come chiedere se preferite il mare o la montagna, il dolce o il salato, se la vostra squadra è la Juventus o il Napoli, se amate i Beatles o i Rolling Stones: una di quelle dicotomie, per intenderci, che gettano luce sulla personalità dell’intervistato.
Anche perché è facile immaginare che la scelta non è solo una questione di appagamento sensoriale, ma ha delle implicazioni psicologiche e va ad individuare due diverse categorie di consumatori.

Una storia millenaria

Come tutti sanno, il cioccolato deriva dalla lavorazione dei semi della pianta del cacao, pianta antichissima coltivata dai Maya già 3000 anni fa. Le popolazioni precolombiane attribuivano alla pianta e alle sue fave significati mistici e religiosi, associandola alla dea della fertilità, e ne facevano uso durante cerimonie rituali consumandola sotto forma di bevanda aromatizzata con vaniglia e peperoncino.

Con la conquista spagnola, il cacao sbarca nel nostro continente, ma ci vogliono più di 100 anni perché se ne affini la lavorazione con aggiunta di zucchero e la cioccolata si diffonda e si affermi in tutta Europa.

Nel XVII secolo la nuova bevanda divenne un lusso diffuso tra i nobili d’Europa, e gli Olandesi, abili navigatori, ne strapparono agli Spagnoli il controllo mondiale e il predominio commerciale. Nella Venezia del ‘700, le “botteghe del caffè” sono anche “botteghe del cioccolato” dove si fa a gara a proporne nuove versioni.

La preparazione di bevande al cioccolato diventa una vera passione e finalmente nasce il primo cioccolatino da salotto, mentre la prima barretta fa la sua apparizione in Inghilterra a inizio ‘800. In Italia, le prime tavolette furono prodotte a Modica, in Sicilia. Ancora oggi, il cioccolato di Modica è famoso in tutto il mondo perché la sua particolare lavorazione a freddo e la presenza di spezie come vaniglia, cannella insieme ad agrumi e frutta secca, gli conferisce un gusto tutto particolare.

Nel 1879 Rudolph Lindt infine inventò il processo chiamato concaggio (conching), che consiste nel mantenere a lungo rimescolato il cioccolato fuso per assicurarsi che la miscelazione sia omogenea. Il cioccolato prodotto con questo metodo è il cosiddetto “cioccolato fondente”.

Il cioccolato al latte, dal gusto più dolce e morbido, viene lanciato sul mercato solo verso la fine dell’800 per la geniale intuizione dello svizzero Henri Nestlè, che fino ad allora si era occupato della produzione di alimenti per l’infanzia.

Cioccolato o cioccolata? Un dilemma goloso!

Ci sono differenze tra i due termini? Oggi, nell’uso comune, utilizziamo la parola “cioccolato” per la tavoletta, mentre con “cioccolata” ci riferiamo alla bevanda. Fino alla fine dell’800, si utilizzavano ben quattro termini diversi per indicare la bruna golosità: cioccolato, cioccolata, cioccolate e cioccolatte.

Successivamente, il termine “cioccolato” è sopravvissuto in Lombardia, mentre nel resto dello Stivale si parlava di “cioccolata”. Poi i due termini hanno preso ciascuno la sua strada: cioccolato per indicare la pasta di cacao e i suoi derivati solidi e cioccolata per la versione liquida.

Cosa ci dice la scienza?

Oggi sappiamo che il cioccolato fondente ha proprietà straordinarie. Il cioccolato amaro, con almeno 70% di cacao, migliora il sistema immunitario, la memoria, l’umore e riduce lo stress. Ha effetti stimolanti dovuti alla presenza di teobromina, sostanza simile alla caffeina. Molti studi dimostrano come l’assunzione di cioccolato stimoli il rilascio di endorfine, in grado di aumentare il buon umore tanto da riuscire a vincere persino il dolore.

In genere, tanto maggiore è la percentuale di cacao, tanto più rilevante è la presenza di flavonoidi: da questo punto di vista il fondente batte sicuramente il cioccolato al latte. Quest’ultimo, inoltre, contiene una maggiore percentuale di grassi e quindi fornisce un numero maggiore di calorie.

In ogni caso, attenzione a non esagerare: ci sono anche ricerche che sembrano confermare che il consumo frequente di cioccolato possa condurre ad una forma di dipendenza detta cioccolismo (per analogia con l’alcolismo).

“Fondentisti” e “lattisti”: due diversi profili psicologici?

Ci credereste? Questi due termini, un po’ scherzosi, sono dei neologismi entrati recentemente a far parte niente meno che dell’Enciclopedia Treccani!

Potrebbe sembrare facile tracciare l’identikit del “fondentista”: il gusto amaro del fondente sembra adattarsi ad un tipo rigoroso, esigente, perfezionista, una persona abituata a confrontarsi con le difficoltà della vita e a combattere a muso duro. Si tratta di un amante dei sapori forti, decisi e contemporaneamente raffinati. Difficilmente infatti il cioccolato fondente sarà gradito a un bambino, mentre sarà preferito dall’universo maschile adulto, alla ricerca di un piacere raffinato e “cerebrale”.

Il “lattista”, invece, farebbe pensare a qualcuno più indulgente con se stesso, più legato ai ricordi dell’infanzia. Si tratta di qualcuno che ama la morbidezza, che adora coccolarsi in modo delicato. Pertanto sembrerebbe che il cioccolato al latte possa incontrare più facilmente il gusto sia del pubblico infantile che di quello femminile, alla ricerca di un’esperienza sensoriale più totalizzante.

Ma … c’è un ma! Da recenti ricerche, si è rilevato che non si tratta di due universi contrapposti ma piuttosto di due mondi complementari: le scelte non sono quasi mai definitive e radicali, ma variano a seconda della situazione psicologica del momento e del tipo di piacere che ci si vuole concedere. C’è insomma una tavoletta giusta per ogni occasione!

Il cioccolato nell’immaginario collettivo

Nella letteratura troviamo tracce di cacao in Goethe, Alessandro Manzoni, Gabriele D’Annunzio, Leonardo Sciascia. Leopardi passò a miglior vita solo dopo aver bevuto con gran gusto l’ennesima tazza di cioccolata, di cui era golosissimo, Dickens evidenzia il legame tra cioccolata e aristocrazia, Joyce ne parla in “Gente di Dublino”, per Kerouac una tavoletta di cioccolata potrebbe salvare l’anima del protagonista ne “I vagabondi del Dharma”, sino ad arrivare al 1964 quando Roald Dahl pubblicò la favola per bambini “La fabbrica di cioccolato”.

Ed è ben noto l’amore del grande schermo per il cioccolato che è stato protagonista di tanti film da “Chocolat” a “La fabbrica del cioccolato” a “Lezioni di cioccolato” fino ad arrivare a “Forrest Gump” che ne ha fatto una pietra miliare spiegando che “la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.

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